domenica 26 ottobre 2008

Interpretazione di Almeno l'inizio

E' un' interpretazione sommaria e parziale. Sommaria perchè immediata, parziale perché è uno dei tanti sensi che si intrecciano e nulla toglie ad altre possibili chiavi di lettura

L'assunto è : Stanza , nell'album Hegel, è sinonimo di Canzone.

La Stanza è la Canzone ( oltre all'ovvio riferimento poetico, si tratterebbe di una sineddoche)


Alla fine ti trovasti in un bel posto
e lì capisti perché t'erano stati chiesti
gli occhi in prestito. Per il loro particolare colore,
fai tu quale, che ora è l'iride delle finestre.
Alla fine ti fu chiaro perché quel gran parlare
della tua bella conchiglia auricolare;
e quel solleticare. Eccoli i padiglioni,
i disimpegni, la chiocciola i vestiboli ecco la stanza.

Nell'Estetica Hegel afferma che gli unici sensi adatti alla produzione artistica sono la vista e l'udito.
Panella scrive il testo della canzone e la presenta a Battisti.
Prestami attenzione, ecco la canzone, perfettamente strutturata.

Ricordo che da L'apparenza in poi Panella scriveva i testi e Battisti li musicava successivamente.



E tu entrasti perché c'era tutto
e tutto a oltranza i tuoi comportamenti e le reazioni,
le tue belle presenze e gli abbandoni,
le carezze in cambio delle tue carezze,
e le scontrosità, le irritazioni.

Dentro ogni testo scritto da Panella c'è sempre di tutto, frutto certamente di un precedente accordo tra i due.



C'era anche qualcuno che ti diceva "È tardi
dobbiamo andare". E tu dicevi "No, io voglio ancora,
ancora io mi voglio mi voglio rivedere
e se non tutto, almeno l'inizio".
Che cosa avresti fatto per sentirti un po' più sola
e per dolcemente navigare
sul dorso o sul tuo petto,
e fare una capriola
che ribaltasse il cielo.
Lì c'eran tutti predisposti i baci
asciutti e meno e tutti i desideri,
e le istintive applicazioni di te
eran montate ad arte accanto al tuo profilo,
vicino ad ogni tua parte. E tu dicevi "Ancora un altro poco
e se non tutto almeno un po' d'inizio".
Fare si può fare ed anche disfare,
ma è un'impalcatura.
Dipende da chi sopra ci sale.
E tu dicevi "Ancora un poco,
e se non tutto, e se non tutto
almeno l'inizio".

Secondo me tutta questa parte sembra alludere alla meticolosità di Lucio nello scrivere le canzoni.
In particolare va notato che tutte le canzoni di Lucio hanno un'introduzione.
L'argomento introduzione cercherò di trattarlo in seguito.

Fare si può fare e anche disfare
E'la pratica di tagliare o aggiungere versi, come da dichiarazioni di Panella, o frasi musicali.
Questo verso,
fare si può fare e anche disfare , ma è un'impalcatura

ci dice chiaramente che c'è un'idea sistematica, l'impalcatura, che sorregge sia la musica che i versi,o meglio c'è un'idea sistematica che sorregge tutta la canzone e quindi per togliere un verso o aggiungerne un altro si deve comunque considerare l'intero.



E tu, una volta su
osservi la tua stanza.
Tu, la tua, nella quale,
oltre il disfare e il fare,
si delineano cose
appena appena verosimili.



Qui si riferisce al ruolo comunque di supervisore di Lucio, che osserva la sua canzone se è venuta secondo i parametri stabiliti ( delinearsi di cose appena appena verosimili)


Con ciliegie passeggere e grappoli appannati,
d'uve segrete e nere dalle pelli boriose e fini,
perché tu, che ti senti alle volte una mandria
possa indire turchini selvaggi festini.
Con curvi cieli estivi che scendono
come coperchi su te che bollivi.
Con i freschi provvisori che soffiano
sotto i cuscini e tu li assalivi
con gli abbracci e le guance
giaciute con l'equatore
perché di te, già cibata,
non è di calore che hai bisogno
ma di un orgoglioso refrigerio.

Qui penso che alluda al fatto che i due devono aver lavorato sodo tra la primavera e l'estate , per produrre in tempo il disco.
Notare il verso Con ciliegie passeggere e grappoli appannati
che viene pronunciato velocissimo da Battisti


Perché tutta questa fretta? Per fare uscire il disco il 29 settembre?

venerdì 24 ottobre 2008

Primo manifesto : Fatti un pianto, Panella e Petrarca

Dal monte ventoso dei miei sentimenti
sfoglio all'aria un rosa ricettario
L'inizio è già indiziario
Lei sciolse e poi si tolse lo chignon

E calva d'amore lustro sguardo da biliardo
boccia sul tappeto il suo pallino
E' la stecca del peccato
C'è tanta nuda verità




Monte Ventoso è il Mont VentouX, e su questo non ci possono essere dubbi. Questo monte è famoso perché nel trecento fu scalato da Petrarca che scrisse poi la famosa lettera Ascesa al monte ventoso. Intanto bisogna sottolineare che questa ascesa simboleggia la difficoltà di intraprendere il nuovo cammino, cammino verso la conoscenza ( il che torna perfettamente coerente col nuovo percorso battistiano e con le sue nuove inclinazioni, filosofico matematiche oltreché musicali)


Petrarca ha scritto il Rerum vulgarium fragmenta, meglio conosciuto come CANZONIERE. Mi sembra fin troppo chiaro il parallelo tra : ROSA RICETTARIO e CANZONIERE.

Sfoglio all'aria, butto via il precedente ricettario d'amore che erano le mie canzoni. Il periodo con Mogol è caratterizzato infatti da una tematica costante nei testi: il rapporto di coppia è stato analizzato e illustrato da tutti i punti di vista e costituisce a tutti gli effetti un manuale, un ricettario.

L'inizio è già indiziario Questa frase rimanda a Monte Ventoso, ossia sbatte in faccia all'ascoltatore la chiave di lettura. Poi però aggiunge qualcos'altro all'interpretazione dell'inizio, inteso non solo come inizio del brano ma inizio della nuova poetica.

" Lei sciolse e poi si tolse lo chignon"

ERANO I CAPEI A L'AURA SCIOLTI Petrarca è il primo scrittore moderno a fare della donna un essere terreno. Nel Medioevo le donne portavano i capelli raccolti dietro la nuca.Petrarca è il primo poeta sensuale e scioglie i capelli all'oggetto d'amore ( gioco di parole con Laura)

E CALVA ecc Calva è un gioco di parole con sciolse i capelli e monte ventoso, che è famoso perché ha un versante completamente privo di vegetazione, dal tipico aspetto lunare.



E' LA STECCA DEL PECCATO

Bellissimo

Il Canzoniere è una sorta di AUTOBIOGRAFIA D'AMORE, terreno, in versi. Un'autobiografia modellata , è RISAPUTO, sui giorni dell'anno della morte di Laura. 365 giorno per giorno La STECCA dei soldati. Ora vediamo perché Petrarca: Oltre a quello che ho già scritto, sul ricettario rosa gettato, aggiungiamo: Petrarca scrive in una LINGUA COMPLETAMENTE NUOVA.( inutile fare il parallelo con Panella ) Una lingua colta. Petrarca canta la donna terrena.
Dall'Introduzione al Canzoniere, ed MOndadori, Meridiani :
"Mentre l'intertestualità di un componimento trecentesco è facilmente decifrabile, solo un'analisi accurata è in grado di scomporre la salda compagine del dettato di Petrarca. Petrarca dà l'impressione di essere un poeta che proviene da un altro mondo, da un altrove culturale. Un mondo di libri che agisce su di lui come E PIU' DEL MONDO REALE"

Anche qui il parallelo con Panella è perfettamente inutile, perché tutti sanno che..." E' noto che ho alcuni problemi con la realtà, per me il romanzesco è reale"


Perché Fatti un pianto?
Boh , forse perché Petrarca era un po' piagnone,


Manifesto poetico dunque: il nuovo Battisti non canta la donna come deve essere, vedi Mogol, ma canta la donna com'è.

Per altri motivi Interpretazione

Inscrivendo Per altri motivi nell'interpretazione generale dell'album L'Apparenza,la canzone diventa totalmente comprensibile.
Titolo Per altri motivi= (ci muoviamo) per altre cause.
Il motivo è ciò che spinge a muoversi.
Ah questa poi, sento di star per vivere.

E' il momento del risveglio.
Mentre io sento che sono vivo, in realtà dentro di me avvengono infiniti processi vitali dei quali io non so nulla e sui quali non posso nulla. Si parte con la parallela vita intestinale, i villini infatti sono tremila per centimetro cubo ed entrano in azione per assorbire i cibi. Inutile ricordare che il processo della digestione avviene involontariamente.


Nello stesso momento tremila riluttanti con lunghissimo mento
e i denti scricchiolanti avidamente
tremila debuttanti sfondano contemporaneamente
le quattro pareti nemmeno tanto ingenuamente
perché non c'erano segnali di divieto
Ah questa poi sento di star per vivere e i villini camminano dopo i pranzi
con l'inquilino in bocca stuzzicante
anzi tutte le belle pancione dovrebbero fregiarsi di un balcone

Ah! come sono triste mi mangerei oltre il pasto le liste dei vini se fossero di sfoglie coi croccantini al posto delle scritte. Avrei una voglia, un taglietto d'affetto. Cosa sento ma niente. Un affetto non si prova s'indossa direttamente.

Qui allude al rapporto psiche soma, anima corpo

Lo stato d'animo, tristezza, condiziona il corpo ( mi mangerei)

Bello il verso Un affetto non si prova si indossa direttamente




L'affettività non è qualcosa che possiamo "provare" prima di accettarla.

Come dire: ti amo solo col cervello...
L'affettività "unisce" anima e corpo indissolubilmente.
Le pene dell'anima incidono sulla vita del corpo e viceversa.


Mettiti nei tuoi panni dove sei più aleatoria .Siamo nella preistoria.


Secondo me significa:

Mettiti nei tuoi panni pulsionali, perché è lì che sei più aleatoria, più imprevedibile. Siamo nella preistoria quando mettiamo a dormire io e super io. Quando soddisfiamo l'istinto del piacere.


Ah come sono vivace , come uno che tace. Questa frase non sono sicuro di averla capita, comunque azzardo un Quando tace l'io e prende il sopravvento l'animale, l'uomo è in stato di vivacità




Ci si domanda chi ha fiatato Fiatato sta per respirato

Il corpo vive una vita totalmente autonoma.

Il diventare uno è conciliare il due che è in noi. La parte cosciente e la parte subcosciente.
Qui siamo al capolavoro panelliano: Questa stessa frase, intesa come domanda

" Ci si domanda: Chi ha fiatato?" si collega con "E ognuno si voltò dall'altro lato Credendo di aver pronunciato lui stesso quella frase."
In questo passo c'è dentro anche Battisti, che secondo me contribuisce a creare il doppio senso scandendo la frase in modo equivoco.
Qui Panella con un gioco di prestigio linguistico passa alla coscienza e al pensiero. Non è la coscienza che ci fa parlare.
( Per inciso mi vengono in mente le parole di Gesù, tanto per non citare sempre filosofi o psicologi "non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi".)

Dicevo non è la coscienza che ci fa parlare, anche se crede di aver pronunciato lui stesso quella frase. Non è stata la coscienza a suggerire quella frase alla voce.

Chi ha parlato è l'AUTISTA, che PRONUNCIA IL DISCORSO PIU' LUNGO CHE ESISTA.

Il discorso più lungo che esista è il LOGOS, il flusso continuo , del quale abbiamo esperienza quando ci mettiamo a dormire, anche prima del dormiveglia, quando i pensieri si susseguono e il mondo esterno non ci distrae dal seguirne il flusso. CHi ha parlato è il MISTERIOSO AUTISTA che è dentro ogni essere vivente. Quello che Platone chiama .....Auriga.
Faccio notare che il naso ( sento un tepore ecc) è il luogo nel quale per Hegel si congiungono lo spirito e la materia ( perchè sta in mezzo tra fronte e bocca, pensiero e nutrizione) E infatti dice : al naso MI unisce, dove MI è l'Io pensante, quello che dice Sento di star per vivere.

Al ritorno una strada restò sola e le corsie incontrandosi non dissero nemmeno una parola.


Al risveglio l'es e l'io si incontrano ma non comunicano tra loro , e la strada torna a essere sola-

Sto per vivere di fresco e me ne esco
Uno da una parte Uno dall'altra: La commedia dell'arte

Il me ne esco può riferirsi sia all'uscita dall'unità con conseguente ritorno alla consueta dualità oppure all'uscita vera e propria nel mondo esterno. La vita di tutti i giorni infatti è condotta su due strade diverse dall'io e dall'Es. La commedia dell'arte sta a indicare il carattere della vita sociale. Tutta la vita è commedia (come dice lo stesso Panella) nella quale gli attori sono due Io e L'altro che c'è in me.

Commedia dell'arte è prima di tutto Improvvisazione, recita su canovaccio, Proprio come la nostra vita Aggiungo: Con il verso Commedia dell'arte , Per altri motivi si riallaccia ad A portata di mano. Si parla sempre del concetto di Improvvisazione.

lunedì 20 ottobre 2008

Hegel è Mogol ?

Questa canzone mostra perfettamente il carattere di tutta la produzione Battisti-Panella. Questa è una canzone imprendibile, quasi come A portata di mano, e può essere letta e interpretata sotto molteplici punti di vista.
La mia interpretazione, e questo vale anche per tutte le altre, è soltanto parziale, non ha la pretesa di essere "l'interpretazione" assoluta del brano e soprattutto non esclude altri tipi di lettura.


Hegel è una canzone che presenta alcune contraddizioni evidenti, ma fosse solo per questo, considerata la logica hegeliana, sarebbe una canzone coerente.
Cominciamo a capire quanti sono i protagonisti della canzone: sono tre o sono quattro?
L' Io della canzone ricorda il SUO bel nome, e si riferisce a una terza persona. Il sesso di questa terza persona non è specificato.
Dopo la prima modulazione compare una lei, la Jena dal bel nome.
Poi c'è un'altra modulazione e i protagonisti diventano due , ma questa volta l'Io canta alla prima persona plurale . Dice noi e dice tu.
Questi tre o quattro protagonisti innescano una serie di interpretazioni, più o meno spericolate, che si intrecciano con il senso letterale , ricco di riferimenti alla vita e al pensiero di Hegel. ( Jena, Tubinga, Napoleone che entra a cavallo nella città incendiata ,dialettica servo padrone,le collisioni)
Se queste interpretazioni sono corrette o solo fantasiose non mi importa. Ognuno può giudicare da sè, io continuo ad attenermi ai fatti accertati, e da questi cerco di trovare connessioni coi testi.

Hegel è Mogol.
La Jena ovviamente è Grazia Letizia Veronese
L'io della canzone è Battisti.
Il tu è Panella.

(prima incongruenza : in altre canzoni sembra invece che l'io sia Panella)
Cominciamo da quella che sembra essere l'accoppiata più strampalata, ossia Hegel = Mogol

Battisti dichiara negli anni 70
"Voglio essere il fine dicitore della canzone italiana"
Ascoltando le sue canzoni si capisce che la ricerca della pronuncia corretta di tutte le parole è ancora viva anche nel periodo con Panella.
Sentite per esempio come pronuncia coscIenza in Estetica. La I si sente nettamente.
Ecco, a fronte di una cura meticolosa nel pronunciare in modo corretto tutte le parole, nella canzone Hegel , stranamente Lucio( "lavorava moltissimo sulla melodia", Panella) pronuncia in modo sbagliato Hegel. Lo pronuncia alla napoletana: dice Hegèl.
E' praticamente un unicum, questo errore.
Pronunciato in questo modo, Hegèl suona come Mogòl.
Hegèl Tubinga suona come Mogòl Battìsti.
Certo siamo nel campo della fantasia pura. Ma andiamo avanti.

L'album esce il 29 di settembre, data dagli ovvi riferimenti mogoliani.
Panella , in occasione dell'uscita rilascia alcune interviste nelle quali dichiara che Hegel è un manifesto contro la canzone spazzatura,
"Sfuggo il senso unico, o meglio l'unico senso.Detesto chi ne enfatizza uno soltanto. E' un impoverimento della canzone. Le canzoni hanno bisogno di trovare sempre significati nuovi e non devono avere speranza."

Continuiamo su Mogòl: io avrei masticato la sua tuta da ginnastica.
Questa frase si capisce, secondo me, soltanto se la colleghiamo a un'altra dichiarazione di Pasquale, secondo me rilasciata dopo aver constatato, e lo dice chiaramente sempre in una intervista, che critici e commentatori non avevano capito nulla dell'album:

"Hegel era uno che difendeva la sua zona. Hegel era un terzino."
In che ruolo giocava Mogol, nella nazionale cantanti?

Eh, giocava proprio da terzino( e il bello è che lo dice pure in una canzone con Lucio, Una vita viva).

Panella detesta la canzone governativa, la canzone serva : oltre a ricordare che la filosofia hegeliana divenne filosofia di stato, si deve porre l'accento sul fatto che proprio in quegli anni Mogol inaugurava il CET, quella scuola per autori di canzoni , tanto reclamizzata e che finora non ha prodotto nulla di significativo.

Proseguiamo:
Il nome se lo prese in prestito dai libri

Ultimamente Mogol ha dichiarato di non ricordare da dove abbia preso questo pseudonimo, ma è abbastanza semplice scoprirlo. Il Gran Mogol , quello vero , è il conquistatore di Costantinopoli, fondatore dell'omonima dinastia.
E' curioso inoltre notare che Lew Wallace ha scritto un libro sul gran Mogol, e Lew Wallace è l'autore di Ben Hur, titolo che riporta alla mente l'imperativo che l'Io di DonGiovanni rivolge all'ascoltatore. Segnalo e depennalo.

E fu come copiare di nascosto
fu come soffiare sul fuoco

La coppia Mogol Battisti produce un disco dopo l'altro, un progetto a tavolino che scivola sempre più nel commerciale. Soffiare sul fuoco significa alimentare un dissidio.Il dissidio lo vive Lucio, tra quello che sente di essere e quello che è per la critica italiana.

Poco dopo arriva una lei, quella che alcuni cretini, anche famosi hanno soprannominato la Yoko Ono della Brianza e che invece secondo me è solo una donna innamorata di suo marito e gelosa della propria famiglia.

Lei nel suo bel nome era una Jena
Il bel nome è Grazia Letizia
Jena perché accusata da molti come la vera artefice del divorzio mogolBattisti,
( se fosse vero le dovrebbero dare l'Oscar, senza nulla togliere al periodo con Mogol, che ha sfornato grandi canzoni e grandi album come Anima Latina)

Qui però arrivano due o tre frasi che si intrecciano sia a Battisti Mogol, sia a Battisti Velezia e sia a Battisti Panella
Chi di noi il governato, chi il governatore
Chi fosse la provincia e chi l'impero son fatti che attengono alla storia

Aggiungiamo anche il presunto litigio sui diritti d'autore ( e persino quello su questioni di proprietà: ognuno esigeva la terra dell'altro. Ma potremmo anche aggiungere il cavalcato a pelo, che richiama in qualche modo uno dei pochi episodi noti della vita di Lucio, ossia la cavalcata Milano Roma fatta con Mogol, anche se i cavalli erano sellati!)

Improvvisamente per si passa al noi. Il brano modula nuovamente e la canzone recita

Erano gli esercizi obbligatori estetici, le occhiate di traverso e TU guardavi indietro
c'eravamo capiti , capiti all'inverso, ci diventammo leciti per questo.
D'altronde e d'altro canto.
....Talmente presi ci si rese conto
di essere un'allegoria soltanto quando
ci capitò di indicare il soffitto col naso
di dire noi due e ci marmorizzammo.

Qui , secondo me Panella parla del rapporto tra lui e Lucio.
Sempre in un'intervista si lamenta del fatto che LORO MALGRADO, anche la coppia Battisti Panella era diventata un fenomeno commerciale, una distilleria abusiva che goccia a goccia secerneva a scadenza biennale un nuovo disco.
Panella diceva : abbiamo fatto( tu guardavi indietro)
Battisti pensava subito al prossimo
In pratica i due erano diventati scontati, una figura del mercato discografico, erano stati istituzionalizzati. Marmorizzati.


Se viene letto hegelianamente questo testo è stupefacente: la tesi iniziale di Battisti che stanco della routine e della squallida figura di prodotto commerciale rompe il sodalizio con Mogol, si ribalta nell'antitesi di Panella che per gli stessi motivi rompe il rapporto con Lucio.
La sintesi è scritta negli ultimi versi:

La corda tesa amò l'arco
ecc ecc Era la collisione il primo scontro epico ( a parole)
perché non scritto ma cavalcato a pelo
e ognuno esigeva la terra dell'altro , ecc

La sintesi è che il miracolo della produzione Battisti Panella è stato possibile solo in quanto incontro tra due opposti, dialettica tra arco e corda( vedere Eraclito e considerazioni di Hegel su Eraclito).
A volte essere nemici facilita: piacersi è così inutile.
L'arte, il miracolo scaturisce proprio dalla collisione tra i due contendenti che , seppur discutendo amabilmente , cercano di sottrarsi il terreno a vicenda.
Quando si diventa UNO, quando ci capitò di dire noi due, la passione è finita. E' la nuova tesi in cerca di una nuova antitesi.

Il gioco delle interpretazioni.

Cosa si può dire di Battisti-Panella?
Tutto e il contrario di tutto. Il divertimento sta proprio qui, mancando le spiegazioni degli autori.
Questi due fuoriclasse ci hanno lasciato 40 gioiellini sui quali si può tranquillamente tentare qualsiasi interpretazione.
Per quanto mi riguarda parto sempre dalle pochissime interviste rilasciate da Lucio Battisti nel corso della sua carriera e dai criptici monologhi , spacciati per interviste, di Pasquale Panella.
Le parole , spesso chiacchiere, quando non vere e proprie stupidaggini, pronunciate da altre persone, compreso Mogol, le prendo invece sempre con le dovute precauzioni.

Penso che qualsiasi interpretazione dell'opera Battisti-Panella debba necessariamente partire da un assunto fondamentale: nel loro campo sono due fenomeni, quindi è praticamente assurdo fondarsi sulle proprie povere conoscenze musicali e linguistiche per poter azzardare un'interpretazione.
Che Battisti sia un genio musicale è testimoniato dalla quantità impressionante di melodie scritte nel corso della sua carriera. Melodie che resistono alla prova del tempo. Le sue canzoni restano,mantengono intatta la loro freschezza, mentre tutte le altre diventano lentamente reperti da museo.
In realtà c'è molto di più e un attento esame ...superficiale degli spartiti di Don Giovanni e L'apparenza dimostra che Lucio con la musica faceva praticamente quello che voleva : prendete per esempio A portata di mano e contate le modulazioni che si susseguono in cinque minuti. Controllate la ritmica di alcuni brani d'atmosfera come Don Giovanni. Se Panella dice sono Don Giovanni, Lucio Battisti risponde con un'atmosfera da settecento veneziano, associandola in modo assolutamente originale e inaspettato a una ritmica rumba, ossia una ritmica sensuale.

Di Pasquale Panella cosa si può dire?
Certamente io non sono un critico letterario, nè un esperto di linguistica però sono un mastino, quando inseguo la preda mi interesso, mi infarino delle sue passioni. Da quello che ho capito Panella lo devi braccare coi dizionari alla mano: dizionario della lingua latina, dizionario etimologico, dizionario della lingua italiana, dizionario analogico, ecc ecc-
Ci sono delle indicazioni precise anche nelle canzoni, e non solo nelle interviste:
"Trasvola sopra l'ultima papilla la farfalla e la lingua la spilla...(spillare nel senso di carpire a poco a poco)
e meglio puoi vedermi allontanando"In latino farfalla si rende con papilio.

Con Panella del resto è obbligatorio essere spericolati, altrimenti è meglio darsi all'interpretazione di Mogol.
Le indicazioni che si leggeranno qui saranno sempre abbastanza spericolate, le interpretazioni sempre incomplete, a volte , anzi il più delle volte indicherò dei riferimenti e basta.


Ma Panella va interpretato?
E in quale modo?
Anche qui ritengo che qualsiasi considerazione debba necessariamente partire da quello che effettivamente Panella ha dichiarato nelle non troppe interviste rilasciate: scarto dunque tutte le considerazioni su di lui fatte da altri, e mi attengo solo ai fatti.
Battisti Panella hanno scritto un album intitolato Hegel i cui testi sembrano rimandare all'Estetica .
Che senso ha dire questo e quello sull'album se non si conosce il pensiero di Hegel sull'arte?
Non basta il manuale di storia della filosofia, bisogna leggere proprio il libro.
Panella si è formato sull'Estetica di Hegel? Certo , la via più semplice sarebbe quella di chiederglielo direttamente, ma siccome è anche la via più impraticabile è meglio rimanere all'interno del gioco delle interpretazioni libere.
Non conosco i testi di Notre Dame de Paris
Sarebbe del resto stupefacente scoprire che queste canzoni fanno parte di un'idea generale, ma se Hegel significa l'adesione alle sue idee, allora questa idea c'è, almeno nelle intenzioni dei due.
Che senso ha il gioco delle sillabe dentali all'inizio di A portata di mano? C'è un senso psicofonetico?E come si inscrive nel senso generale del brano, sempre che questo senso ci sia ?
Queste semplici considerazioni le scrivo per chiarire immediatamente una cosa: per me le canzoni di Battisti Panella vivono di vita propria , al di là di qualsiasi senso musicale o poetico o filosofico o che dir si voglia.
Sono la mia Divina Commedia in musica: godibile anche se non si conosce il significato allegorico, o anagogico. Basta il racconto. ( il riferimento a Dante rimanda all'incipit di La bellezza riunita )Vivono per le sequenze di immagini e situazioni che suscitano, vivono perché le donne che Panella introduce sono le donne per quello che sono , pura superficie, apparizioni senza contenuto, o meglio contenuto che appare per intero, vivono anche quando sono astratte come in Hegel,vivono perché ascoltandole e cantandole si entra per quaranta minuti in un mondo parallelo, un mondo fatto di essenzialità,nel quale tuttavia si può cantare e sta qui la differenza fondamentale con tutta l'altra musica d'arte, quella colta. Nella tradizione musicale italiana lo strumento principe non è il pianoforte e nemmeno il violino.
E' la voce.

Almeno l'inizio

Ottobre 1988


Nell'ottobre del 1988 assemblavo binari per tende da interni. I sormonti, le piastrine, i giochi doppi, le plissettate e le verticali. Mantovane,colibrì e silentgliss, robe di questo tipo. Nella noia mortale di quelle giornate ascoltare la radio era una distrazione salutare. La radio era 105 e non ricordo in quale giorno di preciso, ma la voce di Luzzatto Fegiz era inconfondibile nel suo appuntamento settimanale. Recensiva dischi , il critico del più famoso quotidiano italiano, e per un giovanotto come me , il suo parere era spesso il mio, voglio dire, lo diveniva immediatamente.



Nell'ottobre del 1988 Luzzatto Fegiz recensì quello che allora era l'ultimo disco di Lucio Battisti, fresco fresco di schiusura. Io Battisti lo detestavo.


Lo detestavo perché non faceva in tempo a uscire con un nuovo disco che subito balzava al primo posto, spodestando spesso la mia canzone o il mio album preferito. Questo era tutto quello che sapevo di lui, a parte i titoli di alcune canzoni con annesso ritornello, inevitabilmente registrato dalla mia memoria, volente o nolente che fosse.


Ahhhh che goduria nel sentire Luzzatto Fegiz stroncare senza mezzi termini un disco da lui definito assurdo, dai testi talmente incomprensibili da sembrare demenziali, dalle musiche dissonanti , strane. Battisti si scavava musicalmente la fossa.


Aahhhhhh. Ci voleva. Toh, così impari.


Quella sera stessa andai in discoteca con un amico. Non appena salii in macchina mi disse: "Devo farti sentire un disco incredibile, un capolavoro"


Lascio immaginare il mio stupore quando vidi la copertina. C'era scritto :Lucio Battisti, L'apparenza.


Ovviamente replicai da ragazzino un po' esaltato qual ero: "Ma piantala , fa schifo, lo sanno tutti. Non fare il figo, è una schifezza!"


Riuscì a convincermi ad ascoltarlo. Faceva veramente pietà , al primo ascolto.


Anche il secondo ascolto non lasciò quasi nulla.


Fortunatamente ho sempre avuto la predisposizione a fidarmi dell'entusiasmo altrui, per cui se qualcuno si appassiona a qualcosa un motivo ci deve pur essere.


Continuavo però a trovare il disco veramente assurdo: le musiche prendevano sempre una piega inaspettata, le parole non aiutavano per nulla a memorizzare le linee melodiche.


Finito il terzo ascolto la mia idea era praticamente la stessa : quel disco era inascoltabile. Mentre salutavo il mio amico l'autoreverse dell'autoradio fece giustizia: la canzone A portata di mano era cominciata da poco e mi accorsi che il mio cervello qualcosa aveva memorizzato perché spontaneamente mi venne da cantare una parola : c'è un piacereeee.


"Però...Senti, lasciami la cassetta, dai te la do domani. Me la registro e domani sera te la rendo."


Dovetti insistere un po' ma alla fine il mio amico cedette. In fondo se l'era cercata.


Sono passati vent'anni.


L'apparenza , insieme con Don Giovanni e gli altre tre dischi di quella che io reputo la più geniale produzione di musica leggera , ma dico leggera per non far inorridire qualche ipotetico parruccone pronto a tirare in ballo nomi altisonanti, sono ancora sui miei lettori, sempre pronti per essere ascoltati.


Quelle canzoni non mi stancano mai e sono le uniche sempre presenti, le uniche che vivano del presente e non solo per qualche nostalgico ricordo: in questi vent'anni hanno avuto come compagni di viaggio Miles Davis, Frank Zappa,Pink Floyd, John e Alice Coltrane, Genesis,King Crimson, Yes,Pat Metheny, Franco Battiato,e tanti altri i cui nomi risultano per lo più sconosciuti al battistiano comune, quello fermo a Una giornata uggiosa. Gli unici dischi che non ho mai tolto dal lettore sono sempre queste cinque incredibili opere, nelle quali Battisti e Panella hanno prodotto qualcosa che ancora oggi , a mio parere, non è ancora stato compreso per niente.

A questi due magistrali compositori è dedicato questo blog.